Antartide, inizia il viaggio della Laura Bassi: la rompighiaccio italiana in rotta verso il Polo
Navigherà tre mesi nel Mare di Ross, portando avanti due campagne di ricerca, nell’ambito di 6 progetti del PNRA
La nave rompighiaccio italiana Laura Bassi ha lasciato il porto di Lyttelton in Nuova Zelanda, facendo rotta verso l’Antartide, con a bordo 27 unità di personale tecnico e scientifico e 23 membri dell’equipaggio. Inizia così la missione prevista per la 40° spedizione italiana in Antartide, finanziata dal Ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), gestito dal Cnr per il coordinamento scientifico, dall’ENEA per la pianificazione e l’organizzazione logistica delle attività presso le basi antartiche, e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) per la gestione tecnica e scientifica della rompighiaccio.
La nave è partita dall’Italia a metà ottobre e dopo circa 60 giorni di navigazione ha raggiunto la Nuova Zelanda, passando attraverso il Canale di Panama. La rompighiaccio navigherà complessivamente 3 mesi nelle acque antartiche, per portare avanti le attività di ricerca previste nell’ambito di 6 progetti finanziati dal PNRA, oltre ad attività in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina Militare e di supporto e logistica alla Base italiana in Antartide “Mario Zucchelli” (MZS).
Nello specifico la missione si dividerà in due “leg”, vale a dire due campagne di ricerca con l’obiettivo principale di indagare le interazioni passate e presenti tra ghiaccio, oceano e sedimenti nell’area dell’Hillary Canyon (Mare di Ross Orientale). Lo studio intende far luce sulla sensibilità della calotta glaciale Antartica ai cambiamenti climatici previsti per i prossimi secoli attraverso un’indagine geofisica, geologica e oceanografica integrata.
La nave trasporterà inoltre le carote di ghiaccio del progetto Beyond EPICA-Oldest Ice, coordinato dall’Istituto di Scienze Polari del Cnr e, nel secondo periodo di attività, ospiterà due strumenti (mooring) dell’Università di Auckland (NZ), che saranno utilizzati per analisi oceanografiche del progetto Glomar Challenger Through Exchange Experiment. Il rientro al porto di Lyttelton, in Nuova Zelanda, è previsto per il 7 marzo 2025, mentre quello in Italia è atteso nella seconda metà di aprile 2025.
Tra gli altri progetti a bordo si ricorda: CSICLIC, coordinato da Emanuela Frapaccini, con lo scopo di studiare i processi che avvengono nei sedimenti marini subito dopo il loro deposito sul fondo dell’oceano; MYSTERO, coordinato da Giorgio Castellan, ha lo scopo di indagare i rilievi sottomarini osservati durante precedenti spedizioni sul margine della piattaforma continentale del Mare di Ross, al largo di Capo Adare; GLOB - studia il ruolo del bacino sottomarino Glomar Challenger (GCB) negli scambi d’acqua meridionali e zonali, utilizzando strumenti oceanografici autonomi e traccianti chimici per seguire le masse d’acqua dall’Antartide Occidentale e dall’Oceano Meridionale. e infine MORsea, coordinato da Giorgio Budillon, Università degli studi di Napoli “Parthenope”, e Pasquale Castagno, Università degli Studi di Messina, che si occupa della gestione della rete degli osservatori marini, posizionati fin dal 1994 nel Mare di Ross.