Perché in Italia ci sono (finalmente) così tanti nidi di tartaruga marina?
C'entrano gli effetti del cambiamento climatico, già più di cento le deposizioni censite dal network del Wwf. La regione più gettonata? La Sicilia
La meraviglia della vita che si rinnova, le spiagge italiane che ospitano centinaia di nidi di Caretta caretta. Sarà un'estate da record, probabilmente. Perché anche quest'anno - dalla Toscana alla Sicilia, dalla Campania alla Puglia - le nidificazioni di tartarguhe marine sono all'ordine del giorno. Ai primi di luglio, in pratica il “giro di boa” della stagione riproduttiva sono già oltre 100 i nidi censiti, messi in sicurezza e sorvegliati dal network tartarughe marine del Wwf, sempre in coordinamento con le istituzioni (Guardia costiera, Ripartizioni faunistiche, Stazione zoologica Anton Dohrn) o con altre associazioni.
Ma perché il trend è in crescita? C'entrano, insieme alla riuscita delle operazioni di tutela della specie negli ultimi vent'anni, le condizioni climatiche: il global warming ha, di fatto, innalzato l'areale delle nidificazioni, un tempo principalmente relegate nel Mediterraneo sud-orientale. E che oggi, invece, "premiano" le coste dello Stivale: la parte del leone la recita, come sempre, la Sicilia “L’isola delle tartarughe”, che conta 80 nidi (ma in queste ore altri possibili nidi sono in fase di verifica), circa la metà in provincia di Siracusa, gli altri in quella di Ragusa, seguita a distanza da Agrigento, Trapani, Catania, Palermo. Quasi 50 i nidi censiti in Campania, dove una fitta rete di associazioni supporta l'instancabile lavoro della Stazione zoologica Anton Dohrn, 15 sono invece i nidi censiti in Calabria dai volontari, soprattutto sulla costa jonica, 4 in Puglia e 2 in Basilicata (Policoro, MT) dove è attivo il Centro Recupero Tartarughe Marine WWF.
Attraverso la campagna OurNature e la sua declinazione “GenerAzione Mare”, che ogni anno si attiva per la salvaguardia della biodiversità marina, il Wwf si impegna attivamente per la protezione delle tartarughe marine nel Mediterraneo, lavorando per ridurre l'inquinamento marino, preservare gli habitat costieri e sensibilizzare l'opinione pubblica. In più il Wwf tutela direttamente la specie con campagne di monitoraggio, individuazione e tutela dei nidi e con l’attività svolta dai centri di recupero (Policoro, Molfetta, Torre Guaceto e Capo Rizzuto) che ogni anno riesce a fornire soccorso a centinaia di individui in difficoltà, proprio come fanno centri di cura e riabilitazione, in primis il Turtle Point della Stazione zoologica Anton Dohrn, a Portici.
Ma non sempre tutto fila liscio. Impatto con le attrezzature da pesca, inquinamento da plastica (sempre più spesso frammenti di plastica si ritrovano nel contenuto stomacale di questi animali) e perdita di habitat costieri idonei alla nidificazione sono le minacce più evidenti e dirette per le tartarughe marine, alle quali si aggiunge il cambiamento climatico: il Mediterraneo si sta riscaldando più rapidamente della media globale. Come denuncia il nuovo report WWF "Mediterraneo bollente", nell’aprile 2023 la temperatura media della superficie del mare ha raggiunto un nuovo record di 21,1°C.
I cambiamenti climatici si traducono peraltro, secondo i ricercatori, in una eccessiva femminilizzazione delle neonate, essendo il sesso alla nascita legato in larga parte alla temperatura esterna. Con sempre meno tartarughine di sesso maschile, la sopravvivenza della specie potrebbe così essere in bilico.
Lo scorso anno furono oltre 200 i nidi censiti, messi in sicurezza e seguiti fino alla schiusa delle uova dai volontari del Progetto Tartarughe WWF.