Overtourism, il fenomeno ha un primo studio di approccio scientifico
Nell’ambito della fiera internazionale sul turismo TTG Travel Experience, in programma a Rimini, Federalberghi Veneto e la società di consulenza Sociometrica hanno presentato al pubblico il primo “Rapporto sull’Overtourism”.
L’indagine, realizzata con il contributo di Teamwork e Cherry Bank, tenta di fare chiarezza, per la prima volta in maniera scientifica e analitica, su un fenomeno che anima il dibattito pubblico e che rischia di condizionare negativamente il settore turistico italiano e regionale.
Lo studio, analizzato per la prima volta in modo più sistematico e grazie all’ausilio di specifici indicatori, ha avuto come obiettivo fornire una base solida per comprendere, e auspicabilmente affrontare, il tema del sovraffollamento turistico mettendo al centro dell’indagine un approccio analitico e dati oggettivi. L’indagine presentata a Rimini si concentra sui comuni del Veneto a destinazione turistica ma la sua metodologia – sottolineano i responsabili del progetto – può essere applicata anche ad altri contesti e territori.
OVERTOURISM, UNA DEFINIZIONE “SFUGGENTE”
L’overtourism – traducibile letteralmente come “troppo turismo” – è un tema divenuto di grande interesse e di stringente attualità anche in Veneto. Spesso però si assiste a una rappresentazione dominata più da opinioni, percezioni soggettive, correnti di pensiero che non da dati concreti, scientifici e incontrovertibili. Come non ha mancato di ricordare il direttore Preiti citando Harold Goodwin e il suo saggio The Challenge of Overtourism, è fondamentale considerare che il fenomeno influisce non solo sui residenti ma anche sugli ospiti: i primi potrebbero ritenere la qualità della loro vita peggiorata a seguito della costante ed eccessiva presenza dei turisti; i secondi potrebbero veder compromessa la loro esperienza di viaggio (il cosiddetto turismo esperienziale) a causa del congestionamento della città e/o di una scorretta gestione dei flussi. Se ne deduce che la stessa definizione di “overtourism” risulta sfuggente e impropria quando condizionata solo dalla percezione e dalla soggettività dei soggetti coinvolti, siano essi residenti o turisti. Una narrazione imprecisa o distorta potrebbe però portare pesanti ripercussioni sulle economie locali e in particolare per quelle città e piccoli centri che dipendono fortemente dal turismo.
LA RICERCA DI UN METODO OGGETTIVO
Con l’ambizione di rispondere pertanto alla fatidica domanda “Quando si può parlare di overtourism?” senza però tralasciare il valore dei fattori soggettivi che spesso sono elementi cardine nella percezione di una destinazione turistica, lo studio ha voluto seguire un metodo scientifico e analitico che potesse aiutare aidentificare l’effettivo “eccesso” di affluenza turistica, comprendendo le circostanze e le modalità con cui si manifesta il fenomeno. Per farlo si è partiti da una serie di indicatori fondati su dati disponibili e costanti nel tempo, che chiunque potesse verificare e che avessero un valore oggettivo. Quello più efficace presentato è il cosiddetto “Tourism Exposure” (Esposizione al turismo), costituito a sua volta da due fondamentali indicatori: l’intensità e l’estensione. Entrambe le dimensioni risultano cruciali per comprendere e gestire gli impatti del turismo su una destinazione.
L’INTENSITA’ DELL’OVERTOURISM
L’intensità dell’overtourism valuta la concentrazione di turisti in una specifica area o destinazione durante un determinato periodo, rispetto alla popolazione locale, in altre parole quantifica la presenza turistica rispetto alla popolazione residente. In Veneto, ben il 65,5% dei comuni (su un totale di 563) è interessato al fenomeno turistico. Dai dati emerge come il comune di Lazise, in provincia di Verona, abbia il più elevato rapporto tra presenze turistiche e popolazione residente (1,5), vale a dire che i turisti in un giorno medio rappresentano il 150% della popolazione residente. Al secondo posto si colloca il comune di Cavallino-Treporti (1,4) seguito da San Michele al Tagliamento (1,3). Venezia, che non compare nella graduatoria dei primi 20 comuni del Veneto, merita un discorso a parte in quanto l’indicatore cambia di molto se rapportato alla popolazione del centro storico (meno di 50.000 abitanti), dove notoriamente si svolge la vacanza, o se rapportato all’intera popolazione del comune (256.083 abitanti, dati Istat). Considerando i soli abitanti del centro storico, l’indicatore di intensità di turismo diventa 0,6, piazzando Venezia al nono posto della classifica.
Leggermente diverso è il quadro qualora si calcolino, oltre i soggiorni regolari nelle strutture ricettive alberghiere ed extra-alberghiere, anche le presenze derivanti dai cosiddetti “affitti brevi” di cui non è semplice fare una stima. Sempre considerando i primi 50 comuni turistici del Veneto l’indicatore di intensità vede al primo posto sempre il comune di Lazise (1,45 turisti per abitante) seguito da San Michele al Tagliamento e Cavallino-Treporti, località in cui la presenza del turismo “open air” è particolarmente forte.
I RISULTATI DELLA RICERCA
Considerando quindi questa prospettiva, il report divide i comuni veneti in quattro categorie:
- Comuni con una presenza molto alta: il numero dei turisti medi al giorno è pari o superiore alla popolazione (per ogni residente c’è un turista, o più di uno). In Veneto se ne contano 5;
- Comuni con una presenza alta: il numero dei turisti medi al giorno pesa dal 25% al 100% della popolazione (per 100 residenti, ci sono da 25 a 99 turisti). In regione sono 18;
- Comuni con una presenza media: il numero dei turisti medi al giorno pesa dal 10% al 25% della popolazione (per 100 residenti, ci sono da 10 a 25 turisti). Appartengono a questa categoria 70 comuni;
- Comuni con presenza bassa: il numero dei turisti medi al giorno pesa sotto il 10% della popolazione (per 100 residenti, ci sono meno di 10 turisti). In Veneto se ne contano 263;
Per la precisione 254 comuni non hanno flussi turistici consistenti e non fanno parte di questa analisi. In generale, trattandosi della popolazione, le città più popolose come Venezia non sono in cima alla classifica.
L’ESTENSIONE DELL’OVERTOURISM
Secondo e fondamentale parametro che compone l’indicatore “Tourism Exposure”, l’estensione dell’overtourism valuta la diffusione geografica dei turisti su un’area o regione più ampia, ossia guarda l’ampiezza della presenza turistica su un territorio.
Venezia è l’unico caso in cui lo studio considera distintamente l’area di maggiore attrazione turistica (ovviamente il centro storico e le sue isole) rispetto al resto del comune (Mestre e terraferma). La città balza quindi al primo posto della graduatoria registrando un’altissima densità: 3.845 turisti/km² anziché 94,7 considerando l’intero territorio comunale. Un dato particolarmente significativo alla luce di valutare l’impatto dell’overtourism sulla città e sui suoi delicati equilibri (è un’isola, è pedonale, ecc.). Seguono, staccati di molto, il comune di Cavallino-Treporti con 410 turisti/km² e una superficie di 44,7 km² e Peschiera del Garda con 333 turisti/km² e una superficie di 18,3 km². Il report sottolinea, da una parte, le difficoltà nel definire le zone da considerare a maggiore attrazione turistica pur all’interno dello stesso comune (si pensi ai differenti sestieri di Venezia, ad esempio) e, dall’altra, si reputa necessario considerare diversi elementi quali la natura del territorio, la distribuzione dei flussi al suo interno, l’organizzazione della logistica, ecc.
Anche in questo caso, il report considera poi le presenze extra alberghiere e quelle derivanti dalle locazioni turistiche brevi. La classifica non cambia molto sul fronte delle posizioni, ma moltissimo nei valori assoluti: l’isola di Venezia sfiora quota 5.050 turisti/km² (5.048,5 per l’esattezza), mentre per Cavallino-Treporti la differenza è lievissima (da 410 a 416 turisti/km²) e così dicasi per Peschiera del Garda (da 333 a 366 turisti/km²).
L’INDICE TOURISM EXPOSURE NEI COMUNI DEL VENETO
Una volta calcolati questi due indicatori (intensità ed estensione), lo studio si occupa di “normalizzarli”, vale a dire di considerarli su una scala comune comparabile, e poi di combinarli insieme, per creare l’indicatore fondamentale sintetico della “Tourism Exposure”. È calcolato a 0 a 1: dove le destinazioni raggiungono il valore zero, significa che in quelle località sia l’intensità che l’estensione del fenomeno turistico è minimo, o del tutto inesistente. Nel caso in cui il valore è invece 1, significa che si è in presenza della massima esposizione del comune al fenomeno turistico.
CONCLUSIONI
In sintesi, unendo i due indici, Venezia centro storico risulta al primo posto, raggiungendo il valore di 0,76 su una scala da 0 a 1. Ciò significa che, rispetto a una teorica saturazione totale della popolazione e del territorio dell’isola di Venezia rispetto al turismo, saremmo a quota 76% con un massimo teorico del 100%. Se invece, considerassimo Venezia in quanto comune, perciò considerando sia il totale della popolazione, sia il totale dell’estensione del comune, allora il comune nella sua interezza sarebbe al ventottesimo posto. Al secondo posto si colloca Lazise, con l’indice combinato dello 0,52, seguito da San Michele al Tagliamento a pari merito con cavallino Treporti (0,49).
Anche nel caso di questo indicatore sintetico e generale, non si può definire un valore oltre il quale vi sia un totale e complessivo overtourism, se non quando si raggiunga il valore massimo di 1 o ci si colloca nelle sue vicinanze. Tuttavia, sottolinea l’analisi redatta da Sociometrica, è possibile predisporre indicativamente il “paletto” dello 0,75, valore di saturazione oltre cui la presenza turistica diventa difficilmente sostenibilee si innescano meccanismi negativi sia dal lato della domanda, perché i turisti non visiterebbero due volte una località troppo affollata; sia dal lato della residenzialità perché la qualità della vita degli abitanti risulterebbe compromessa.