Momijigari: la magia del Giappone in autunno
Il Momijigari in Giappone è l’appuntamento autunnale più atteso; una caccia gentile, armata di occhi e di poesia, che cerca nel rosso e nel giallo la lezione del “lasciar andare”.
Per una foglia che cade, altre stanno pensando di nascere. Applicare una visione filosofica alla partecipazione di un rituale è il giusto approccio per comprendere con profondità la maniera di vivere anche un evento naturale come il foliage autunnale, secondo la cultura nipponica.
Il Momijigari in Giappone è l’appuntamento autunnale più atteso; una caccia gentile, armata di occhi e di poesia, che cerca nel rosso e nel giallo la lezione del “lasciar andare”.
Momiji, “foglie autunnali” e Kari, “caccia”, la caccia alle foglie autunnali è un rituale millenario, come testimonia l’antica letteratura del Paese del Sol Levante, a partire dal periodo Heian (VIII-XII secolo). La pratica nasce negli ambienti nobiliari - a differenza dell’hanami che ha origini contadine - tra i quali la consueta passeggiata nei giardini autunnali era considerata il contesto prediletto per accompagnare attività artistiche e letterarie. Tra le foglie caduche si scrivevano poesie e musica, si leggeva e ci si lasciava ispirare.
Le foglie sono soprattutto quelle degli aceri e dei ginkgo biloba che, a partire da ottobre e fino a dicembre, colorano di rosso e oro i paesaggi dei fiabeschi giardini e boschi nipponici.
Lo sviluppo verticale del territorio giapponese rende il momijigari un evento itinerante; si parte infatti a settembre dalle regioni più settentrionali, come la prefettura di Hokkaido, per scendere, man mano che l’autunno si palesa, sempre più a Sud dove, come nelle prefetture di Kioto e Osaka, lo spettacolo si protrae fino a dicembre.
Il Momijigari è la partecipazione all’ultimo spettacolo della popolazione arborea prima dello spoglio raccoglimento invernale, è la contemplazione della saggezza di chi sa lasciar andare ciò che ha cessato il suo ciclo, è riuscire a vedere la grande bellezza di questa saggezza.