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Dal Veneto al Trentino, cresce la crociata per un'agricoltura senza veleni

Mentre Roma celebra l'agricoltura "Made in Italy", le regioni del Nord chiedono una politica agricola libera da pesticidi chimici e Ogm. E il Wwf denuncia: la contaminazione da pesticidi in Italia resta un rischio serio e reale, ma si preferisce non parlarne

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Dal Veneto al Trentino, cresce la crociata per un'agricoltura senza veleni
Photo by Dibakar Roy

A Roma si celebra l’evento “Agricoltura È..” voluto dal ministro Francesco Lollobrigida per esaltare l’agricoltura “Made in Italy”, in Veneto e Trentino-Alto Adige, invece, i cittadini marciano per chiedere una agricoltura libera da pesticidi e nuovi OGM.  Se, infatti, l'evento della capitale mette in mostra i tanti pregi del mondo dell’agricoltura italiana e dei suoi protagonisti, dall'altro lato, nasconde abilmente i suoi difetti, ad iniziare dall’utilizzo dei pesticidi chimici che avvelenano le acque, il suolo, l’aria, distruggendo la biodiversità e compromettendo la qualità della vita di migliaia di cittadini residenti in aree rurali con coltivazioni intensive.

Per denunciare i rischi dell’esposizione ai pesticidi domenica 30 marzo i cittadini del Trentino-Alto Adige, a Caldaro, e del Veneto da Cison propongono la nuova  “Marcia Stop Pesticidi” e chiederanno, con l’adesione del WWF Italia, che la riduzione dell’uso dei pesticidi continui a rappresentare una priorità dell’Unione europea, evidenziando al contempo come i nuovi OGM (definiti in Italia TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita) non costituiscono una valida alternativa. Si continuano ad utilizzare, infatti,  sostanze chimiche pericolose per la salute umana e l’ambiente in larghissima parte della coltivazione delle mele del Trentino-Alto Adige e nei vigneti del prosecco in Veneto. Per il cosiddetto “effetto deriva”, i fitofarmaci dai campi si disperdono nelle aree circostanti tanto che le ricerche condotte li ritrovano nei terreni, nelle acque superficiali e nelle falde, nell’erba dei parchi giochi e nell’aria che respiriamo nelle nostre città.

Un problema che riguarda tutta l’Italia, saldamente al quarto posto in Europa per vendita e utilizzo di pesticidi chimici, ma che colpisce tutta l’Unione Europea. La “Visione dell’Agricoltura e Alimentazione”, presentata dalla Commissione europea il 19 febbraio scorso, ha archiviato definitivamente il Regolamento europeo per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUR) e con esso l’obiettivo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030. Il documento della Commissione afferma che non si potranno eliminare pesticidi, anche se tossici e nocivi, senza offrire agli agricoltori valide alternative, che la stessa Commissione individua essenzialmente nei nuovi Ogm. Il Consiglio dell’Unione europea ha infatti approvato la proposta di una nuova regolamentazione dei nuovi OGM che sarà discussa dal Trilogo (Consiglio, Parlamento e Commissione) per l’approvazione definitiva.

Va riconosciuto che è un’indubbia vittoria delle associazioni agricole che negli ultimi anni si sono schierate a difesa del modello di agricoltura intensiva, ricca di pesticidi: una vittoria ottenuta, però, a spese di tutti noi, a partire dagli stessi agricoltori che sono i primi recettori delle sostanze che diffondono. Esiste un’alternativa all’uso dei pesticidi: agroecologia e agricoltura biologica, pratiche in aumento nei 27 Paesi dell’Unione europea, in particolare in Italia. Il biologico italiano continua a crescere e ha raggiunto, alla fine del 2023, quasi 2,5 milioni di ettari (+4,5%, rispetto al 2022), pari al 19,8% della Superfice agricola utilizzata (SAU).

Mentre molti agricoltori e consumatori scelgono una agricoltura e una alimentazione libere da veleni, i nostri decisori politici continuano a tutelare gli interessi delle multinazionali dell’agrochimica e delle corporazioni agricole. L’Italia resta ancora senza un Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei pesticidi, scaduto dal 2019 e mai rinnovato con disposizioni più stringenti.

Questo non è solo un problema agricolo, ma una realtà che riguarda tutte le persone che possono entrare in contatto con i pesticidi mentre fanno una passeggiata nei parchi giochi o nei giardini. Gli agricoltori, le loro famiglie e i vicini di casa sono particolarmente a rischio, così come i gruppi sensibili come bambini, donne incinte e anziani. I risultati preoccupanti di questa nuova ricerca sono coerenti con studi precedenti su scala più piccola condotti nell’area dell’Alto Adige. L’uso prolungato e su larga scala dei pesticidi è, inoltre, un fattore determinante del drastico declino delle popolazioni di insetti impollinatori e altri organismi essenziali per l’agricoltura. Per il WWF la contaminazione da pesticidi in Italia resta un rischio serio e reale, ma nel nostro Paese si preferisce non parlarne. Il Rapporto nazionale pesticidi nelle acque, redatto da ISPRA con lo scopo di illustrare l’impatto sulle acque superficiali e sotterranee derivante dall’uso dei pesticidi, è infatti fermo al monitoraggio del 2021. Ma ignorare il problema dell’agricoltura avvelenata non aiuterà a risolverlo. 

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