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Arriva Halloween, ecco le città fantasma più popolari d'Italia

Preply ha stilato una classifica dei borghi disabitati che più intrigano gli utenti. Svelando ai visitatori più 'coraggiosi' storie e tradizioni. Eccoli, uno per uno

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by Redazione
Arriva Halloween, ecco le città fantasma più popolari d'Italia
Photo by Serena Repice Lentini

Ottobre, con le giornate che si accorciano e la festa di Halloween alle porte, è il mese ideale per esplorare il lato più inquietante d’Italia: le sue città fantasma più famose. Preply ha condotto un interessante studio per classificare le città e i borghi fantasma più popolari d’Italia, svelando storie e tradizioni nascoste.
Il risultato? La riscoperta di borghi suggestivi, abbandonati principalmente a causa di disastri naturali, che conservano storie e leggende affascinanti.
Scoprire questi luoghi diventa non solo un modo di viaggiare nel tempo ma anche di approfondire aspetti insoliti e misteriosi della cultura di un luogo.

Partendo dal basso della classifica, troviamo Salaparuta, in Sicilia, gradualmente abbandonata a causa dei pericolosi danni causati dell’escavazione di lignite nella zona, tanto che oggi ne rimane solo il centro con la sua piazza principale e una chiesa. Sorte simile per Melito Irpino vecchia in Campania, di cui rimangono solo la vecchia chiesa di Sant’Egidio e la Rocca. Procedendo, con 1600 ricerche, emergono Naracauli in Sardegna, borgo minerario d’Ingurtosu e Monterano antica nel Lazio. Quest’ultima situata in cima a una collina di tufo, oggi è utilizzata come set per numerosi film sia italiani che stranieri. A seguire, al ventesimo posto si posiziona il borgo Fumegai in Veneto, nato probabilmente come alpeggio stagionale, e ripopolato solo per qualche tempo tra gli anni 60 e 70 da un gruppo di figli dei fiori.

Condividono 1900 ricerche i seguenti borghi: Buriano (Toscana), Savogno (Lombardia), Romagnano al Monte (Campania), Monteviasco (Lombardia), Roghudi vecchio (Calabria), uniti dal fattore dello spopolamento naturale, dovuto alla ricerca di aree meglio collegate e posizionate rispetto al resto del territorio. Per quanto riguarda Roghudi vecchio, invece, nonostante l’opposizione di alcuni anziani profondamente legati al territorio, il borgo fu sfollato a causa di eventi alluvionali estremi. Una curiosità relativa a questa località è che sui muri esterni delle case venivano fissati grossi chiodi a cui si legavano delle corde; all’altro capo delle funi, venivano assicurati per le caviglie i bambini per evitare che cadessero dai dirupi. Secondo la leggenda, recandosi in questi luoghi di notte si possono ancora udire i lamenti dei piccoli caduti.

Continuando a risalire nella classifica, alla ventesima e diciannovesima posizione, troviamo due centri abbandonati tra il XV e il XVII: Rocca San Silvestro in Toscana e Noto Antica in Sicilia. Precedute, con 2400 ricerche, da Balestrino (Liguria), dove si dice si aggiri l’anima di un certo Giuseppe Coscie, conosciuto come il “Cavigiotto”, che sfuggiva alle tirannie del marchese del Carretto, signore della zona, sopravvivendo grazie a piccoli espedienti. Tra questi, la creazione delle Caviggie, strumento agricolo usato per fissare le corde sui basti degli animali da soma. Secondo la leggenda questo personaggio sarebbe stato in grado di bere il vino senza nemmeno aprire le bottiglie.

A condividere le 2900 ricerche, troviamo poi quattro borghi del sud Italia, Rione dei Fossi e Monteruga in Puglia, Massa San Nicola in Sicilia e Lollove in Sardegna. Leggende interessanti riguardano due di questi borghi. Una è relativa a Rione dei Fossi, secondo cui il nome deriverebbe da una traduzione errata di Fossa Agroecorum, ovvero Fossa degli Orfici; tale denominazione deriverebbe dal fatto che gli abitanti del posto fossero così asociali, da preferire vivere nelle grotte piuttosto che con il resto della comunità. Per quanto riguarda Lollove, invece, una maledizione sembra condannare questo borgo medievale a rimanere un luogo minuscolo e abbandonato. Gli anziani del paesino raccontano infatti che alcune monache francescane dell’antico monastero di via Bixio furono accusate di avere relazioni con i pastori locali. Indignate per via dello scandalo, prima di abbandonare il villaggio lanciarono una maledizione sul borgo dicendo: «Sarai come l’acqua del mare, non crescerai né mostrerai di crescere mai!».

Roscigno Vecchia | Foto Massimo Gugliucciello

Passiamo ora alla top ten: al decimo posto si posiziona il borgo di Apice vecchia (Campania). Questa cittadina subì un violento terremoto nell’agosto del 1962 che costrinse la maggior parte della popolazione ad abbandonarla. Solo pochissime persone vi rimasero. Preseguendo, troviamo il borgo di Ischiazza (Trentino Alto Adige), abbandonato definitivamente dopo una forte alluvione. Ancora campano è il borgo che si posizione ottavo: Roscigno Vecchia è una cittadina abbandonata che nel corso degli anni non è mai stata contaminata dalla modernità. Soprannominata la “Pompei del Novecento”, in quanto, come i pompeiani, gli abitanti di questo luogo dovettero fuggire alla forza della natura. La loro fuga durò quasi un secolo, fino a inizio novecento quando la popolazione venne obbligata a lasciare il borgo a causa delle continue frane. Nel 2000 ancora si contavano 4 abitanti dei quali uno è apparso nel 2015 nel video clip del brano “E continuo” di Enzo Gragnaniello.

La settima posizione è occupata da Osini Vecchio (Sardegna), abbandonato in seguito ad un'alluvione nel 1951, considerata l più forte del 900'. Sesto posto invece per Pentedattilo in Calabria, abbandonato definitivamente negli anni 60 del Novecento, è conosciuto per una terribile vicenda verificatasi nel XVII, nota come la Strage degli Alberti, diventata famosa grazie al romanzo di Andrea CantadoriLa tragedia di Pentidattilo”. Si tratta di una cruenta faida tra le famiglie Abenavoli e Alberti che si era placata nel 1680 grazie alla promessa di matrimonio di Antonietta Alberti a Bernardino Abenavoli. Qualche anno dopo però la giovane venne promessa dal fratello Lorenzo a un altro uomo e per questo Bernardino si vendicò massacrando la famiglia Alberti. Secondo la leggenda le cinque dita della montagna su cui è arroccato il paese rappresenterebbero le anime della famiglia uccisa dall’Abenavoli.

Al quinto posto troviamo Consonno (Lombardia) Definita la “città dei balocchi”, in quanto il borgo originario venne demolito negli anni 60 per costruirvi una città dei divertimenti. Le molteplici opere create intaccarono l’equilibrio idrogeologico del territorio e nel 1966 le continue piogge provocarono una serie di frane che distrussero l’intero complesso. A seguire, Bussana Vecchia (Liguria), evacuata dopo il violento terremoto del febbraio del 1887. Totalmente abbandonata per decenni, verso la fine degli anni 50 cominciò a essere riabitata da artisti italiani e stranieri che resero nuovamente abitabili gli edifici meno danneggiati, aprendo botteghe artigiane e alcuni punti di ristoro.

Infine sul podio dei borghi fantasma più noti, al terzo posto, si classifica Poggio Santa Cecilia, (Toscana), frazione in provincia di Siena. Cittadina famosa per aver ospitato, nell’agosto del 1867, il patriota Giuseppe Garibaldi, che vi soggiornò per sottoporsi ad alcune cure presso i bagni termali di Rapolano. Secondo posto per Erto (Friuli-Venezia Giulia) che, insieme alla frazione di Casso, è famoso per un tragico episodio. Nell’ottobre del 1963 dal vicino monte Toc si staccò una parte della montagna finendo nel bacino idrico delimitato dalla diga del Vajont, distruggendo diversi borghi. Erto fu solo sfiorato dalla montagna grazie a un spero di roccia, detto Sperone del Fortezza, ma vi furono diversi danni che ne determinarono l’abbandono.

Prima posizione, infine, per la città di Craco in Basilicata, abbandonata definitivamente dal 1980 in seguito a un susseguirsi di frane, alluvioni e un terremoto. Nel 2010, il borgo è entrato nella lista dei monumenti da salvaguardare redatta dalla World Monuments Fund. È diventato inoltre una meta turistica e un ambito set cinematografico come per il film di James Bond, “Quantum of Solace”, nel 2007. Tra le sue leggende più famose vi è quella secondo cui la Chiesa Madre di San Nicola, risalente al XIV secolo, contenga il corpo mummificato di un santo. Una seconda è relativa al Canzoniere, un’antica osteria gestita da una strega che, secondo la leggenda, seduceva i malcapitati che entravano nel suo locale, per poi ucciderli e metterli sotto aceto, e facendone così il piatto forte della sua osteria. Craco si classifica come in assoluto il borgo fantasma più ricercato con 14800 ricerche.


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