Invecchiando anche gli animali diventano meno propensi alle interazioni. Ma c'è una spiegazione
In natura ridurre le interazioni sociali con l'avanzare delle età è una questione di sopravvivenza, più che di insofferenza. Lo confermano gli ultimi studi: isolarsi aiuta a scongiurare infezioni. E allora...
"La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare", sentenziò Jep Gambardella, protagonista de "La grande bellezza".
Perché con l'età accantoniamo, gradualmente, l'arte della diplomazia. E diventiamo più irascibili e, soprattutto, meno propensi alle interazioni sociali. Ma se non fosse, questa, una tendenza esclusiva di noi esseri umani?
La domanda è intrigante, le risposte - ancorché provvisorie - promettono di rivelarsi sorprendenti. Perché anche nel mondo animale si rivelerebbe una certa tendenza diffusa a diventare, invecchiando, meno socievoli. O meglio: a ridurre le interazioni. Lo farebbero i cervi e gli insetti, le scimmie e gli uccelli. Mostrando una chiara relazione inversa tra età e connessioni sociali.
A indagarla, in particolare, Josh Firth dell'Università di Leeds, che ha fatto di più: si è chiesto se la tendenza a diventare, per così dire, più introversi abbia più costi che benefici. E la risposta anche in questo caso è stata tutt'altro che banale.
Un approccio prudente avrebbe, infatti, una spiegazione chiara: centellinando le loro relazioni, gli individui anziani, più vulnerabili, riuscirebbero ad evitare di esporsi al rischio di infezioni. "Ridurre le connessioni sociali con l'avanzare dell'età - ha aggiunto - porta degli svantaggi, certo, ma anche dei potenziali benefici". Benefici che l'uomo potrebbe a sua volta considerare, secondo i ricercatori, per esempio sfruttando le interazioni virtuali, sempre più frequenti con le nuove tecnologie. Ma questa, diciamolo, non è una soluzione ideale per i sostenitore del face-to-face.
Tra i sedici articoli confluiti nella rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B Biological Sciences, frutto di ricerche su 150 diverse specie, spicca per esempio uno studio sui passeri domestici. Gli uccelli più anziani hanno rivelato cerchie sociali più piccole e una minore connessione, non legata a un numero esiguo di coetanei ma, viceversa, a un vantaggio genetico acquisito attraverso un simile modello comportamentale.
Ancora: uno studio di modellazione basato sulle interazioni sociali osservate nei macachi ha mostrato come negli animali più si riduca il rischio di malattie particolarmente gravi per la loro fascia d'età a seguito di una minore connessione alle reti sociali di riferimento.
Idem per i cervi rossi, tra i quali un atteggiamento di idiosincrasia alla vita di gruppo è risultata provvidenziale nella riduzione delle infezioni da vermi parassiti nelle femmine adulte selvatiche di cervo rosso. E dunque nel mondo animale è parso evidente che una soluzione evolutiva al rischio infezioni, sviluppata in più specie, sia la minore interazione con i propri simili, man mano che si invecchia.
Con buona pace di Jep Gambardella, dunque, non una questione di insofferenza, a quanto pare, ma - fatalmente - di sopravvivenza.