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Invecchiando anche gli animali diventano meno propensi alle interazioni. Ma c'è una spiegazione
Photo by Simon Saw

Invecchiando anche gli animali diventano meno propensi alle interazioni. Ma c'è una spiegazione

In natura ridurre le interazioni sociali con l'avanzare delle età è una questione di sopravvivenza, più che di insofferenza. Lo confermano gli ultimi studi: isolarsi aiuta a scongiurare infezioni. E allora...

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by Pasquale Raicaldo

"La più consistente scoperta che ho fatto pochi giorni dopo aver compiuto 65 anni è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare", sentenziò Jep Gambardella, protagonista de "La grande bellezza".
Perché con l'età accantoniamo, gradualmente, l'arte della diplomazia. E diventiamo più irascibili e, soprattutto, meno propensi alle interazioni sociali. Ma se non fosse, questa, una tendenza esclusiva di noi esseri umani?
La domanda è intrigante, le risposte - ancorché provvisorie - promettono di rivelarsi sorprendenti. Perché anche nel mondo animale si rivelerebbe una certa tendenza diffusa a diventare, invecchiando, meno socievoli. O meglio: a ridurre le interazioni. Lo farebbero i cervi e gli insetti, le scimmie e gli uccelli. Mostrando una chiara relazione inversa tra età e connessioni sociali.

Jepp Gambardella, interpretato da Servillo, ne "La Grande Bellezza" di Paolo Sorrentino


A indagarla, in particolare, Josh Firth dell'Università di Leeds, che ha fatto di più: si è chiesto se la tendenza a diventare, per così dire, più introversi abbia più costi che benefici. E la risposta anche in questo caso è stata tutt'altro che banale.
Un approccio prudente avrebbe, infatti, una spiegazione chiara: centellinando le loro relazioni, gli individui anziani, più vulnerabili, riuscirebbero ad evitare di esporsi al rischio di infezioni. "Ridurre le connessioni sociali con l'avanzare dell'età - ha aggiunto - porta degli svantaggi, certo, ma anche dei potenziali benefici". Benefici che l'uomo potrebbe a sua volta considerare, secondo i ricercatori, per esempio sfruttando le interazioni virtuali, sempre più frequenti con le nuove tecnologie. Ma questa, diciamolo, non è una soluzione ideale per i sostenitore del face-to-face.
Tra i sedici articoli confluiti nella rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B Biological Sciences, frutto di ricerche su 150 diverse specie, spicca per esempio uno studio sui passeri domestici. Gli uccelli più anziani hanno rivelato cerchie sociali più piccole e una minore connessione, non legata a un numero esiguo di coetanei ma, viceversa, a un vantaggio genetico acquisito attraverso un simile modello comportamentale.

two brown monkeys
Photo by Rieke T-bo

Ancora: uno studio di modellazione basato sulle interazioni sociali osservate nei macachi ha mostrato come negli animali più si riduca il rischio di malattie particolarmente gravi per la loro fascia d'età a seguito di una minore connessione alle reti sociali di riferimento.
Idem per i cervi rossi, tra i quali un atteggiamento di idiosincrasia alla vita di gruppo è risultata provvidenziale nella riduzione delle infezioni da vermi parassiti nelle femmine adulte selvatiche di cervo rosso. E dunque nel mondo animale è parso evidente che una soluzione evolutiva al rischio infezioni, sviluppata in più specie, sia la minore interazione con i propri simili, man mano che si invecchia.
Con buona pace di Jep Gambardella, dunque, non una questione di insofferenza, a quanto pare, ma - fatalmente - di sopravvivenza.

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