La scienza "soccorre" i rinoceronti: embrioni congelati per salvarli dall'estinzione
L’ultima speranza per salvare il rinoceronte bianco settentrionale dall’estinzione, un processo quasi inesorabile per il quale l’uomo ha specifiche responsabilità, a cominciare dal bracconaggio, arriva ora dalla maternità surrogata
L’ultima speranza per salvare il rinoceronte bianco settentrionale dall’estinzione, un processo quasi inesorabile per il quale l’uomo ha specifiche responsabilità, a cominciare dal bracconaggio, arriva ora dalla maternità surrogata.
Della sottospecie restano in vita appena due esemplari: così un team internazionale di scienziati e conservazionisti, di cui fa parte anche l’Università di Padova, ha lavorato per ottenere la prima gravidanza al mondo in un rinoceronte a seguito di un trasferimento di embrioni.
L'embrione di rinoceronte bianco meridionale è stato prodotto in vitro da ovociti e spermatozoi raccolti ed e è stato trasferito in una madre surrogata di rinoceronte bianco meridionale, una sottospecie molto vicina a quello settentrionale, presso la Ol Pejeta Conservancy in Kenya il 24 settembre 2023.
Il team di “BioRescue” – questo il nome del progetto internazionale - ha così confermato una gravidanza di 70 giorni con un embrione maschile ben sviluppato di 6,4 cm di lunghezza. Benché la gravidanza non sia stata portata a termine, a causa del decesso dell’animale per via delle conseguenze di un batterio, il trasferimento dell'embrione e l’avvio della stessa gravidanza, che hanno avuto successo, rappresentano – secondo i ricercatori - una prova di concetto e consentono di passare al trasferimento di embrioni di rinoceronte bianco settentrionale in tutta sicurezza, una pietra miliare nella missione di salvare il rinoceronte bianco settentrionale dall'estinzione.
E si accende così una speranza per gli ultimi due rinoceronti bianchi settentrionali al mondo, la femmina Najin e sua figlia Fatu, custodite in un’area ad hoc in Kenya. Le cellule vive di 12 diversi individui di rinoceronte bianco settentrionale, conservate in azoto liquido, potrebbero dare presto un nuovo slancio alla loro sottospecie.