Il peso del vento: così l'eolico può minacciare gli ecosistemi naturali
Al primo posto tra le fonti rinnovabili, strada maestra per il contrasto al cambiamento climatico. Ma il suo impatto sulla fauna selvatica, uccelli in primis, è ancora sottovalutato. Ecco perché bisogna cambiare registro. Ponendo fine a una strage (ancora) silenziosa
a cura di Rosario Balestrieri, naturalista
Stiamo vivendo la sesta estinzione di massa, ma a differenza delle precedenti cinque non è un fattore ambientale esterno - come fu il meteorite per i dinosauri - a rendere improvvisamente il mondo inospitale alla vita. Questa volta è l’operato di un'unica specie, la nostra, a minacciare tutte le altre.
La crisi climatica, generata dalla produzione di energia attraverso i combustibili fossili, è la maggiore anomalia causata dall’uomo al pianeta. Uno sconvolgimento globale che non si riversa unicamente sulle altre specie, ma danneggia fortemente anche l’uomo. In particolare, le popolazioni più vulnerabili. Una vera e propria ingiustizia climatica.
E i paesi in via di sviluppo, che hanno contribuito in misura minore alle emissioni di gas serra, sono quelli che stanno già pagando il prezzo più alto. I popoli più poveri sono anche quelli più esposti agli effetti della crisi climatica, poiché vivono in aree più a rischio, hanno meno risorse per rispondere ai cambiamenti e hanno meno possibilità di accedere ai servizi di protezione sociale. In Africa i periodi di siccità sono sempre più lunghi e le inondazioni stanno causando carestie e migrazioni di massa. In Asia, l'innalzamento del livello del mare sta minacciando le isole e le comunità costiere. In America Latina, gli eventi meteorologici estremi stanno distruggendo le colture e i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali. È necessario che i paesi responsabili delle emissioni di gas serra si assumano le proprie responsabilità e forniscano agli altri paesi il sostegno necessario per affrontare gli effetti del cambiamento climatico.
Verso un repentino cambio di rotta
In questo contesto è sempre più inderogabile un deciso e repentino cambio di rotta dei paesi produttori di gas serra verso sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili. Tuttavia, non sempre e non dappertutto rinnovabile è sinonimo di sostenibile. L’energia del sole, del vento o del modo ondoso è di fatti diffusa e sostanzialmente inesauribile, ma i sistemi da costruire per raccoglierla e canalizzarla prevedono un impatto ambientale che va assolutamente calcolato per evitare che la relazione costi e benefici non penda sui primi. Se un pannello fotovoltaico su un tetto di una casa in un’area intensamente urbanizzata ha un impatto pressoché nullo, un impianto di centinaia di pannelli messi a terra in un’area naturale riduce drasticamente la biodiversità presente compromettendo la sopravvivenza di diverse specie.
Proprio per questo per opere di questo tipo sono previste le valutazioni d’impatto ambientale (le cosiddette V.I.A).
Il costo ambientale delle fattorie del vento
In Europa in questa corsa all’energia rinnovabile l’eolico è al primo posto come fonte utilizzata: una crescita esponenziale. Nel 2003, forniva solo l'1,5% del fabbisogno elettrico dell'UE. Nel 2013, la percentuale era salita al 6%. Nel 2023, la percentuale ha raggiunto il 17%.
Un vortice di rinnovamento che sta conferendo una sempre maggiore importanza all’energia eolica, facendo fiorire “fattorie del vento” sempre più estese e in sempre più ambienti. Tuttavia, la costruzione di impianti eolici può avere un impatto negativo sulla fauna selvatica, in particolare sugli uccelli. L'impatto più evidente degli impianti eolici sugli uccelli è la collisione con le pale delle turbine. Si stima che ogni anno in Europa vengano uccisi da 12.000 a 32.000 uccelli a causa di collisioni con turbine eoliche. I tassi di mortalità variano a seconda della specie, dell'ambiente e soprattutto dalla posizione dell'impianto eolico. Gli impianti eolici possono avere anche altri effetti negativi sugli uccelli: il disturbo indotto dalla presenza delle torri eoliche, il rumore e alla luce possono modificarne il comportamento. Il rumore delle turbine può ostacolare le attività di alimentazione ma soprattutto quelle di nidificazione in quanto questa sia le fasi di corteggiamento che quelle d’interazione con i pulcini di norma prevede numerosi scambi sonori, che l’inquinamento acustico copre silenziandoli, per cui ad esempio nei pressi di un impianto le note emesse da un maschio in canto dopo qualche metro spariscono nel rumore di fondo e non potranno essere ascoltate dalle femmine più lontane e se anche l’incontro avviene dopo la schiusa i piccoli che pigolano per la fame rischiano maggiormente di restare inascoltati. La luce delle turbine può causare disorientamento negli uccelli migratori notturni, aumentando il rischio di collisioni. La presenza di una fitta presenza di torri eoliche in un valico montano altamente frequentato dagli uccelli può indurre gli uccelli a evitare il valico, scegliendo un percorso più faticoso e sottraendo loro un sito strategico. Nel caso in cui il transito migratorio continui, aumentano le probabilità di schianto contro le pale in rotazione. Anche la costruzione dell’impianto ha un impatto, con la perdita di habitat, la frammentazione ambientale e l'amplificazione dei sistemi ecotonali.
Tutto quello che si può (e si deve) fare
Per minimizzare l'impatto degli impianti eolici sugli uccelli, è importante adottare misure preventive e mitigative. Tra le misure preventive, rientra la scelta oculata dei siti di installazione, che dovrebbero essere fuori dalle aree protette, come le ZPS (Zone di Protezione Speciale) le IBA (Important Bird Areas) i SIC (Siti d’Importanza Comunitaria), le ZSC (Zone Speciali di Conservazione) e lontane da zone rilevanti per la conservazione dell’avifauna come "i colli di bottiglia" per gli uccelli migratori, i siti riproduttivi di veleggiatori come aquile ed avvoltoi e siti di concentrazione di svernati o da aree dormitorio come quelle degli aironi e cormorani. Le azioni di mitigazione possibili sono specifiche per ogni sito, e rientrano nella realizzazione di studi di impatto ambientale, il monitoraggio degli uccelli nelle vicinanze degli impianti eolici e la messa in atto di piani di gestione dell'impianto e della fauna selvatica.
L'aspetto più importante per conciliare produzione di energia eolica e biodiversità è la scelta oculata delle aree in cui costruire gli impianti. Se questa pianificazione sulla terraferma può essere supportata da una buona conoscenza territoriale, da decenni di bibliografia dedicata alla distribuzione dell'avifauna (Atlanti Nazionali, regionali e provinciali, modelli di distribuzione spaziale delle singole specie o comunità e proiezioni in scenari futuri che considerino diverse ipotesi di uso del suolo), la pianificazione in mare per gli impianti eolici offshore risulta decisamente più complessa per le lacune conoscitive riguardo alla distribuzione degli uccelli in mare e a come questa cambi nel tempo e in base a quali parametri ambientali.
Per ovviare a questa carenza di dati, negli ultimi anni si sta spingendo molto il monitoraggio degli uccelli in mari attraverso procedure scientificamente attendibili per restituire delle carte di vulnerabilità a scala fine che ci possano indicare le aree del mare più idonee al collocamento degli impianti. In ogni caso, gli impianti eolici offshore esattamente come quelli a terra sono preceduti da studi d'impatto ambientale, che possono prevedere transetti in mare, utilizzo del radar in siti costieri, e analisi dei tracciati GPS disponibili di migratori sul mare o uccelli pelagici.
In sintesi, la produzione di energia si sta convertendo sempre più velocemente dai combustibili fossili alle rinnovabili. Questa trasformazione non deve travolgerci come uno tsunami che inonda di turbine e pannelli i territori non rispettando i tempi di una pianificazione attenta e consapevole. Non bisogna accontentarsi di cambiare la critica condizione ambientale in cui versiamo, ma bisogna pretendere di migliorarla. Per farlo, è necessario conoscere gli effetti positivi e negativi delle soluzioni messe in campo per gestirle al meglio.