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Islanda, tra i ricercatori che "bucano" il magma per sentire il battito della terra

Islanda, tra i ricercatori che "bucano" il magma per sentire il battito della terra

Una missione intrigante: perforare la camera magmatica di un vulcano. Protagonista di 30 eruzioni negli ultimi 1.000 anni. E, al contempo, produrre energia geotermica. Ma non mancano i rischi. Ecco quali

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by Redazione

In Viaggio al centro della Terra il professor Lidenbrock, nato dalla penna del romanziere Jules Verne, compie un viaggio all’interno del cratere di un vulcano, per imbattersi poi in una civiltà preistorica. Scoprire quali segreti si nascondono sotto la superficie terrestre è un'esigenza che ha spinto il ricercatore Bjorn Guðmundsson e il suo team a concepire una missione che potrebbe cambiare la storia della ricerca vulcanologica e della geotermia: perforare la camera magmatica di un vulcano.
La missione prende il nome di Krafla Magma Testbed, nota anche con l’acronimo KMT, e avvierà nel 2027 i primi test nel vulcano Krafla, situato nel nord est dell’Islanda e protagonista di 30 eruzioni negli ultimi 1.000 anni: «Vorremmo far “suonare” il magna per ascoltare il vero battito della Terra», ha spiegato Guðmundsson alla BBC.

Perché perforare una camera magmatica?
Il team di ricerca punta a creare due pozzi, entrambi a circa 2,1 km di profondità. Il primo servirà come osservatorio del magma sotterraneo sul quale, nonostante i progressi della scienza vulcanologica degli ultimi anni si sa ancora poco. Ci si limita a monitorare la lava in superficie con strumenti come i sismometri, ma poco si conosce sul magma in profondità.
Questa missione invece permetterà di inserire sensori di pressione e di temperatura nella roccia fusa. Tecnologie che, secondo il team di ricerca, consentiranno di prevedere in anticipo cosa sta accadendo al magma, salvando vite umane e limitando i costi in caso di eruzione.
Previsioni che potrebbero risultare decisive per le circa 800 milioni di persone che vivono in un raggio di 100 km da vulcani attivi pericolosi. L’Islanda da sola ne conta 33. Guðmundsson cita, a tal proposito, l'eruzione dell'Eyjafjallajökull, che nel 2010 causò il caos con una nube di cenere che portò alla cancellazione di oltre 100.000 voli, con un costo di 3,95 miliardi di dollari.
Il secondo pozzo avrà invece un obiettivo diverso, ovvero dare vita a una nuova generazione di centrali geotermiche, con il magma che già oggi alimenta, grazie alla sua fonte di calore, i sistemi che producono energia geotermica. Per dare un dato: circa il 25% dell’elettricità islandese e l’85% del riscaldamento domestico provengono da fonti geotermiche. Solo la centrale di Krafla fornisce acqua calda ed elettricità a più di 300 mila case. 
I pozzi oggi in uso hanno una profondità di circa 2,5 km gestendo temperature inferiori ai 350 gradi. Già diversi Paesi stanno lavorando verso una geotermia più avanzata, dove le temperature supereranno i 400 gradi, a una profondità tra i 5 e i 15 km. Un pozzo così profondo permetterebbe di fornire energia da cinque a dieci volte maggiore rispetto a quelli standard di oggi. Insomma, data l’energia del magma, perché allora non attingere direttamente alla fonte? 

Un precedente casuale
La domanda più scontata, naturalmente, è cosa potrebbe accadere dalla perforazione di una camera magmatica: c’è già stato un precedente (ma casuale) nel 2009. In quell’anno alcuni ingegneri islandesi avevano pianificato di scavare un pozzo profondo 4,5 km ed estrarre fluidi estremamente caldi, ma la perforazione si fermò bruscamente quando intercettarono magma vicino alla superficie. Il risultato non fu dei migliori: il calore acuto e la corrosione alla fine distrussero il pozzo.

Il team di KMT


Anche questo episodio mostra come la perforazione della camera magmatica abbia ancora tante sfide da affrontare. Come, per esempio, la neve e il ghiaccio che coprono il lago nel cratere del vulcano Krafla o, ancoram la necessità di esplorare nuovi materiali e leghe più resistenti alla corrosione, usando il nichel ad alta qualità e anche leghe di titanio. 
Ci sono poi altri rischi da considerare quando si trivella nel sottosuolo, come la fuoriuscita di gas tossici e di provocare terremoti.  Tuttavia, Guðmundsson si dice fiducioso ed è convinto che il lavoro di KMT porterà a previsioni avanzate e a un'energia vulcanica potenziata.

Giancarlo Donadio

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