I segreti di Venere dall'Etna
Il vulcano siciliano potrebbe svelare i misteri del vulcanismo spaziale
Un team internazionale di ricercatori, capitanato dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) in collaborazione con l'Osservatorio Etneo dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV-OE), ha identificato l'Etna come un analogo terrestre per indagare su Idunn Mons, un vulcano venusiano potenzialmente ancora attivo. I vulcani di Venere rappresentano obiettivi cruciali per le prossime missioni spaziali, e l'Etna, uno dei vulcani più monitorati al mondo, si rivela un laboratorio naturale ideale per lo sviluppo di tecniche di analisi dei dati radar per rilevare attività vulcanica in corso su Venere.
Piero D’Incecco, primo autore dell’articolo - pubblicato recentemente sulla rivista Icarus - e ricercatore presso l’INAF d’Abruzzo spiega che “la comparazione ha evidenziato che entrambi i vulcani interagiscono con una zona di rift e la presenza sui fianchi di Idunn Mons di strutture vulcaniche di piccole dimensioni, morfologicamente simili ai coni di scorie presenti sui fianchi dell’Etna” e aggiunge “La facilità di accesso permetterà anche di utilizzare l’Etna come possibile area di test per operazioni di perforazione del suolo da parte dei lander che atterreranno sulla superficie di Venere grazie a future missioni come la Roscosmos Venera-D”.
Il vulcanismo venusiano, compatibile a quello di tipo hot-spot terrestre, mostra anche segni di vulcanismo esplosivo, aprendo nuove prospettive sulla comprensione di fenomeni vulcanici del pianeta gemello. “Le future missioni su Venere - conclude il ricercatore dell’INAF - ci aiuteranno a far luce anche su questa possibilità, che se confermata rivoluzionerebbe la visione attuale che abbiamo del vulcanismo venusiano”.
Stefano Branca, direttore dell'Osservatorio Etneo dell'INGV e coautore dello studio, sottolinea: “Il vulcano Etna a partire dal XIX secolo in poi è stato, e continua ad essere, un laboratorio di ricerca per tutta la comunità scientifica italiana e internazionale riguardo gli studi di tipo geologico, vulcanologico, geofisico e geochimico e, grazie al sistema di monitoraggio multiparametrico dell’osservatorio etneo dell’INGV, è uno dei vulcani meglio studiati al mondo. Questo lavoro evidenzia ancora di più questo aspetto anche per quanto riguarda lo studio del vulcanismo planetario, come nel caso di Venere. Infatti, le notevoli conoscenze sulla storia eruttiva del vulcano siciliano, acquisita durante gli studi realizzati per la pubblicazione della carta geologica dell’Etna alla scala 1:50.000, unitamente alle conoscenze sull’attività recente, hanno permesso di fare una comparazione morfostrutturale con il vulcano Idunn al fine di individuare una possibile evidenza di vulcanismo attivo su Venere. Questo studio rappresenta il primo tassello di una importante collaborazione multidisciplinare tra astrofisici e vulcanologi dell’Osservatorio Etneo dell’INGV. Una sinergia che apre affascinanti capitoli di ricerca e getta nuova luce sui misteri del vulcanismo di Venere”.
L'articolo pubblicato su Icarus rappresenta solo il primo passo di un ampio progetto chiamato "Analogs for VENus' GEologically Recent Surfaces" (AVENGERS), che nei prossimi anni selezionerà e studierà vulcani attivi sulla Terra come analoghi per approfondire la conoscenza del vulcanismo venusiano.