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Dopo più di 200 anni stanno per tornare: è in arrivo l’invasione di cicale più attesa del secolo!

Miliardi di insetti sono attesi nei Stati dell'America centrorientale. Un fenomeno tanto raro quanto prevedibile.

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by Daniela Signoretti
Dopo più di 200 anni stanno per tornare: è in arrivo l’invasione di cicale più attesa del secolo!

Era il 1803, il presidente degli Stati Uniti era Thomas Jefferson e, in primavera, l’America venne invasa da una moltitudine di cicale. Le covate di due distinte specie del genere Magicicada si trovarono, in una coincidenza che si verifica ogni 221 anni, ad emergere insieme dal sottosuolo, dove trascorrono la maggior parte della loro vita in forma larvale.

 Sì, avete fatto bene i conti; il 2024 è l’anno dell’appuntamento successivo a quello degli inizi dell‘800. Il Cicada-geddon – come lo hanno rinominato gli entomologi dell’Università del Connecticut che, tra gli altri, monitorano l’attività di questi insetti – coinvolgerà, a breve, i territori statunitensi centrorientali. Il soprannome dell’evento è solo un simpatico riferimento allo straordinario numero di individui che inonderà boschi e campi degli Stati coinvolti. Infatti, come spiegano gli esperti, questi insetti non provocano alcun danno all’agricoltura, né all’uomo, anzi, sfortunatamente per loro, rappresenteranno un’eccezionale risorsa alimentare per gli uccelli.


I cicli delle Magicicada

Di questo genere di cicale fanno parte diverse specie che hanno cicli di vita di 13 o 17 anni. Una vita vissuta, per la quasi totalità, nel sottosuolo, sotto forma di ninfe, fino all’ultimo anno quando, con il tepore della primavera (più precisamente quando il terreno raggiunge la temperatura di 17-18 C° a 18-20 cm di profondità), riemergono sulla superficie per realizzare il loro primo e ultimo atto riproduttivo, prima di terminare la loro vita. 

Questo accade ogni 13 anni per alcune specie di Magicicada e 17 anni per le altre. Adesso, ogni 221 anni – come matematica insegna – succede che le due specie interessate – una appartenente al gruppo dei 13 anni, l’altra a quello dei 17 – terminino i loro cicli vitali nello stesso anno, dando vita ad uno spettacolo riservato a pochi. Il numero delle “cicale periodiche” (anche chiamate) che emergeranno nel 2024 non è prevedibile con precisione in quanto le variabili in gioco sono tante, ma si stima che trilioni, forse quadrilioni di questi insetti emergeranno dalla superficie, risaliranno gli alberi e si svestiranno dei loro esoscheletri (esuvie), in alcune aree sembrerà di camminare sulle patatine fritte! Da questo momento inizierà la colonna sonora estiva più famosa di tutti i tempi, il frinire.

Un'esuvia di cicala rimasta ancorata alla corteccia

Il canto delle cicale

Come spesso accade nel mondo animale, anche in questo caso, il canto altro non è che un richiamo sessuale, il principale atto di corteggiamento. Altro che ozio! In questa delicata ultima fase è in gioco la sopravvivenza della specie, tutte le energie vitali residue di ogni individuo vengono impiegate per mettere in cova la successiva generazione. E tutto comincia dal canto. La struttura anatomica dei maschi comprende una serie di elementi, particolarmente sviluppati proprio per produrre il potente canto. Muscoli, sacche, timpani, un equalizzatore; uno strumento musicale articolato, una macchina perfetta per amplificare ulteriormente e correggere la qualità del suono emesso che raggiunge i 110 decibel. Gli stessi di un elicottero!

Le cicale appartenenti al genere Magicicada, sono chiamate anche cicale dagli occhi rossi

La cicala nel mito

Come si diceva, quando emerge dal sottosuolo, la cicala non ha provviste da fare, non ha tane in cui tornare, è la sua ultima stagione, non ha un futuro da programmare, nessun risparmio da nascondere nel materasso, nessuna possibilità di poter pensare di rimandare un bel niente. Quando emerge dal sottosuolo la cicala ha un solo mood: fare tutto quello che si può fare e farlo bene perché non ci saranno seconde possibilità. E non ce l’ha proprio il tempo per prendere in giro le formiche che lavorano per l’inverno!

Nel Fedro, Platone racconta che le cicale erano in principio uomini, talmente rapiti dall’arte, soprattutto della musica, da dimenticare di nutrirsi, poi trasformati dalle Muse in cicale, animali che trascorrono la loro (apparente) breve esistenza a cantare, fino alla morte, sentinelle sulla Terra delle Muse, alle quali tornano per riferire chi tra gli uomini le onori e chi no. Ma erano anche collegate ai Misteri Eleusini, in relazione ai loro cicli di comparizione. Per la persistenza del loro canto erano considerate simbolo di perseveranza, ma anche di invadenza. Febbrili artiste, appassionate e perseveranti, connesse più alla dimensione iperuranica che a quella terrena. Una visione alternativa alla più diffusa versione di perdigiorno tratteggiata da Esopo.

La straordinarietà dell’evento che si manifesterà di qui a breve, consiste nella coincidenza di un intervallo lungo più di due secoli, una contemporaneità che renderà l’ascolto di quel canto ai limiti della sopportazione. Che sia un invito, nell’era dell’intelligenza artificiale, della socialità virtuale, delle “religioni scientifiche”, a vivere l’arte in maniera meno compartimentata, a renderla più presente con la sua autenticità quale componente essenziale dell’esistenza umana?

 

Infine, le covate saranno deposte nello stesso periodo ma affinché si possano rincontrare, questi due gruppi, dovranno aspettare diverse generazioni, fino al prossimo appuntamento, che è previsto per il 2245. 

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