Dai cobra ai cavallucci marini, quando la credenza popolare minaccia gli animali
L'allarme di WWF e CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) alla vigilia del 3 marzo, in cui ricorre World Wildlife Day
C’è il celebre corno del rinoceronte, ancora ricercato – soprattutto in Vietnam – per un presunto uso medicinale. E ci sono ossa e pelli della tigre, la polvere del cavalluccio marino essiccato, persino la bile degli orsi della luna, i genitali delle iene (dalle quali si ricava quel che viene spacciato come filtro d’amore) e l’estratto delle ghiandole del cervo muschiato. Per tacere della credenza indiana della nagamani: si tratta di una pietra che si troverebbe nella testa di alcuni serpenti (cobra in primis): vi si ricaverebbe, udite udite, un talismano in grado di curare l’avvelenamento, allontanare gli spiriti maligni, o cambiare colore in presenza di un veleno.
Che prezzo pagano la natura e gli animali alle nostre superstizioni? Un prezzo altissimo. Pratiche antiche che resistono ai tempi della globalizzazione, soprattutto nella medicina tradizionale orientale, e che potrebbero costare l’estinzione a molte specie: la tigre, per esempio considerata minacciata dalla Lista Rossa IUCN, o l’asino selvatico africano, il cui numero di individui potenzialmente in grado di riprodursi è stimato tra 20 e 200 esemplari. E ancora: il rinoceronte nero, poco più di 5.000 esemplari.
E l’Italia – udite udite – non è del tutto immune da riti apotropaici d’antan che minacciano gli animali: in alcune regioni il vino misto al sangue di anguilla (specie in pericolo critico di estinzione) è considerato un rimedio contro l’ubriachezza e l’alcolismo. Per tacere del falco pecchiaiolo, decimato per decenni sullo Stretto di Messina per ‘mettere gli uomini al riparo’ dalle infedeltà coniugali, e ancora oggi minacciato, soprattutto in fase di migrazione.
L'allarme di WWF E CICAP
Un allarme lanciato da WWF e CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze) alla vigilia del 3 marzo – giornata in cui ricorre World Wildlife Day –, promosso a livello internazionale dalle Nazioni Unite per celebrare fauna e flora selvatiche del pianeta e far conoscere il loro ruolo fondamentale per la nostra sopravvivenza. Di qui la diffusione del sorprendente report dal titolo “La sfortuna è farli estinguere” realizzato per la GAS – Giornata Anti Superstizione, che ricorrerà venerdì 17 maggio, che descrive le minacce legate a tradizioni e superstizioni molte delle quali antichissime, che compaiono talvolta anche nei bestiari medioevali o nei trattati di filosofia naturale rinascimentali. “La perdita di specie animali – denuncia il WWF - si traduce in un danno non solo per la biodiversità ma anche per la specie umana dato che molte di esse svolgono un ruolo fondamentale sugli equilibri degli habitat in cui vivono, sulla regolazione del clima, sulla produzione di cibo.
Sfortunato a chi?
Antropologicamente interessante il capitolo dedicato agli animali considerati ‘malauguranti’ secondo credenze un tempo diffuse: le civette e i gatti neri, per esempio, ma in genere tutti gli uccelli notturni. “Recenti studi hanno svelato simili credenze anche in Madagascar nel caso dell’aye-aye, un primate notturno (un lemure, ndr) dotato di un dito medio più lungo degli altri che usa per procacciarsi larve e insetti. In molte zone dell’isola africana la sua presenza è vista come un presagio di morte o malattia; alcune popolazioni ritengono addirittura che l’aye-aye possa uccidere chi vuole semplicemente puntando il dito verso il malcapitato. Se avvistato, in molti villaggi si celebrano riti specifici di contrasto, ma in troppi credono che l'unico modo per prevenire la ‘maledizione’ sia uccidere l'aye-aye, esponendolo su un palo lungo il ciglio della strada. L’aye-aye è stato inserito nella lista delle 25 specie di primati maggiormente minacciate”.