Il nostro cervello non si spegne mai. Neanche quando non facciamo nulla
Anche in fase di relax, si comporta da archivista instancabile: un computer che rielabora e anticipa il futuro. I risultati (non troppo sorprendenti) di uno studio internazionale guidato dall'università di Padova. Che apre nuove prospettive per trattare i deficit causati dagli ictus
Spegnere il cervello? Impossibile. Anche quando ci sembra di farlo, dedicandoci all'ozio o al relax. No, non c'è il tasto "off": l'organo può sembrare inattivo, ma non lo è. Mai. Anzi, continua - si direbbe instancabilmente - a lavorare dietro le quinte, rievocando schemi e preparandosi per il futuro.
A darne certezza è ora un team internazionale di ricerca guidato dal professor Maurizio Corbetta, docente di Neuroscienze all’Università di Padova, direttore della Clinica Neurologica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, e Principal Investigator dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM), che ha fatto nuova luce sul tema, particolarmente intrigante, funzionamento del nostro cervello a riposo. Scoprendo anzitutto che il cervello, in diverse specie – dai vermi agli esseri umani, passando per roditori e primati – conserva e ricrea spontaneamente schemi di attività nervosa simili a quelli attivati durante il comportamento reale.
"Proprio così, possiamo definirlo come un archivio vivente di esperienze passate – spiega Corbetta -. Un esempio? Le aree visive specializzate nel riconoscimento dei volti umani, anche a riposo, mostrano schemi di attività identici a quelli evocati dall'osservazione di un volto. Gli studi ci indicano che questo meccanismo consente al cervello di "ripassare" e organizzare le informazioni, come una sorta di allenamento silenzioso per affrontare stimoli futuri".

In uno studio in particolare (Brain-wide dynamic coactivation states code for hand movements in the resting state, pubblicato su "PNAS", i ricercatori Lu Zhang, Lorenzo Pini, Gordon Shulman e lo stesso Corbetta hanno dimostrato che il cervello replica gli stessi schemi di attività sia mentre compiamo un movimento semplice, come aprire e chiudere la mano, sia quando siamo a riposo.
"Possiamo immaginare il cervello come uno studente che, senza rendersene conto, ripete sottovoce la lezione il giorno prima di un esame", aggiunge il ricercatore.
Non si tratta di studi senza ricadute concrete. Tutt'altro: comprendere come il cervello riproduce schemi neurali a riposo potrebbe aprire nuove strade nella ricerca sulle malattie neurologiche rivelandosi per esempio cruciale per comprendere e trattare i deficit causati da un ictus, un altro focus centrale delle ricerche del team.