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A Corinaldo il planisfero più grande del mondo: è grande 627 metri quadri

Inaugurato il 15 giugno in provincia di Ancona, anticipa il Festival diffuso delle Geoscienze (6-13 ottobre)

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by Redazione
A Corinaldo il planisfero più grande del mondo: è grande 627 metri quadri

 

 Il planisfero più grande del mondo si trova a Corinaldo, in provincia di Ancona, ed è stato inaugurato il 15 giugno. È nato da un'idea del paleontologo Rodolfo Coccioni, ideatore con il geologo Silvio Seno della Settimana del Pianeta Terra. "L'ho proposto nel 2023, in occasione della nostra manifestazione – spiega Coccioni - e c'è stato subito molto entusiasmo. Lo abbiamo costruito sul terreno erboso del parco comunale 'Selva di Boccalupo' e abbiamo utilizzato principalmente materiali compatibili come la ghiaia, bianca e rosata per i continenti e celeste per le onde oceaniche e i principali bacini interni, il legno e il ferro. Ci sono stati di aiuto un drone e le moderne tecnologie di localizzazione. L'obiettivo era realizzare qualcosa di grande per ricordare che questo è l’unico pianeta che abbiamo e per discutere dei temi attuali che lo riguardano". 
L'inaugurazione del planisfero anticipa la XII Settimana del Pianeta Terra, Festival scientifico nazionale delle Geoscienze, che si terrà dal 6 al 13 ottobre 2024 e la cui organizzazione entra nel vivo in queste settimane. Articolata in una serie di GeoEventidiffusi su tutto il territorio nazionale, nelle sue undici edizioni precedenti la manifestazione ha presentato oltre 1900 incontri e appuntamenti. Trekking per scoprire le montagne e le loro rocce o per scendere nelle grotte e lasciarsi sedurre da storie lunghe milioni di anni; visite a siti archeologici, che raccontano il nostro passato, o a oasi naturalistiche, musei e anche location normalmente chiuse al pubblico; osservazione notturna di stelle e paesaggio, per riappropriarsi dei saperi della notte e della conoscenza del firmamento, la cui visibilità è perduta nelle metropoli contemporanee; tutto per spiegare e capire il delicato equilibrio su cui si basa la buona salute del nostro pianeta. E poi convegni, attività scolastiche, incontri e conversazioni che divulgano il lavoro di geologi, vulcanologi, ricercatori. Le attività sono organizzate da università, scuole, enti locali e di ricerca, associazioni scientifiche e culturali, parchi, musei e anche privati cittadini appassionati di geoscienze e ambiente. Ed è proprio la varietà di soggetti organizzatori che la manifestazione aggrega la cifra che meglio esprime la capacità del Festival di rivolgersi a un pubblico eterogeneo. Muovendosi tra alto e basso, con tanti eventi pop, che presuppongono una diversità di linguaggi e di approcci, la Settimana del Pianeta Terra coinvolge studenti, appassionati, famiglie, curiosi. E presenta al pubblico il grandioso patrimonio geologico e naturalistico di cui l'Italia deve prendersi cura, anche attraverso la consapevolezza dei suoi abitanti.


"Una società più informata è una società più coinvolta e capace di mobilitarsi davanti alle emergenze ambientali. Per questo portiamo le Geoscienze anche fuori dalle Università e le facciamo dialogare con la storia, l'archeologia, il teatro, la musica e persino con l'enogastronomia. La nostra formula è una divulgazione rigorosa e scientifica, accompagnata da divertimento, leggerezza e accessibilità. Proponiamo un'occasione di turismo culturale e ambientale attraverso i GeoEventi, che aiuti a comprendere quanto le Geoscienze siano indispensabili per la difesa degli equilibri del pianeta e quanto siano responsabili della bellezza paesaggistica che ci circonda" commenta Silvio Seno.
La geologia, del resto, analizza fenomeni come il disgelo dei ghiacciai e le loro conseguenze; studia il dissesto idro-geologicoe avverte, spesso inascoltata, dei pericoli che comporta; stabilisce, anche qui spesso inascoltata, se si possano costruire o meno gli edifici su un determinato terreno, esaminandone le caratteristiche. I vulcanologi seguono i bradisismi dei Campi Flegrei, cercando di prevedere la gravità dei fenomeni in corso e collaborando alla progettazione dei piani d'evacuazione. Ancora i vulcanologi, lavorano accanto agli archeologi per comprendere cosa successe in quell'ottobre del 79 d.C., a Pompei: i loro studi degli strati lapidei che ricoprirono la città romana ricostruiscono la drammatica sequenza degli eventi causati dall'eruzione del Vesuvio. Lo studio delle rocce e dei fossili permette oggi di sapere che la Pianura Padana era un mare e che la Sardegna e la Corsica erano parte della Spagna e della Francia, prima di staccarsi e iniziare a ruotare insieme verso il centro del Mediterraneo Occidentale.

(info www.settimanaterra.org)

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